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Roberto Bonfanti: gli ascolti di novembre 2025

  • Immagine del redattore: Roberto Bonfanti
    Roberto Bonfanti
  • 1 giorno fa
  • Tempo di lettura: 3 min
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In molti contesti sembra già tutto pronto per il Natale. Credo sia una delle contraddizioni di quest'epoca in cui tutto corre sempre più veloce ma ogni cosa sembra farsi divorare dall'ansia di dover arrivare sempre più in anticipo. Un po' come i biglietti dei concerti, per esempio: possiamo acquistarli comodamente in una frazione di secondo dal divano di casa ma quasi tutti, per il terrore di “perdersi l'evento”, finiscono col farsi ingabbiare nella logica grottesca di doverli prendere con un anno di anticipo. In ogni caso, per le renne e gli addobbi, almeno su queste pagine, c'è tempo. Per ora continuiamo a parlare di buona musica recente.



C'è un filo di inquietudine tanto sottile quanto costante che sembra lo specchio esatto di ciò che aleggia nell'aria in questi anni, ad accompagnare le tracce di “In fatti ostili” dei Delta V. Un lavoro dal peso specifico non banale incentrato su un'elettronica cupa ma elegante che accompagna undici riflessioni spigolose e disilluse che scavano consapevolmente fra le contraddizioni del mondo di oggi.



È un lavoro crudo, asciutto e doloroso, “Transeunte”, l'album d'esordio di Nodo Prusik. Nove brani debordanti inquietudine e disillusione che, senza alcun fronzolo e con uno stile spigoloso che rifugge ogni catalogazione, tracciano ritratti a carboncino tanto lucidi quanto spietati delle miserie di noi esseri umani contemporanei, delle nostre debolezze e delle nostre incoerenze.



Mette in mostra diverse sfumature, “Rive” di Ilaria Graziano, alcune più ipnotiche e altre estremamente delicate, ma tutte accomunate da una grande raffinatezza e da un senso di avvolgente finezza. Nove brani che spaziano fra momenti da cantautrice pura, parentesi indie e ammiccamenti alla canzone popolare mantenendo sempre un'identità da artista sofisticata e sensibile.



Enorme sensibilità, senso di fragilità e grande delicatezza: sono questi gli elementi portanti di “Bianca”, il nuovo album di Veronica Marchi. Un lavoro quasi sussurrato, con una forte vena acustica, fatto di storie sincere che affondano con grazia nell'animo dei protagonisti senza alcun timore di metterne a nudo la vulnerabilità, le paure o i momenti di smarrimento.



Ha un'anima da cantautore pop d'altri tempi, Emanuele De Francesco. Uno spirito che si riallaccia a un'idea di canzone basata sul saper intrecciare melodie pulite e sentimenti sinceri come nel suo “Il primo bacio nel pomeriggio”: otto brani dalle sonorità essenziali e calde e dalla scrittura lineare che racconta di emozioni private, insicurezze esistenziali e piccoli frammenti di vita quotidiana.



Si rifanno a tutto ciò prova a guardare oltre le verità ufficiali sia in ambito politico che storico o scientifico, i Rondò della forca, e impastano tutto questo all'interno di un rock in cui la voce sempre in primissimo piano si fa accompagnare da chitarre spigolose che strizzano l'occhio al metal. Nasce così il loro “Il nuovo risveglio”: un lavoro a cui accostarsi tenendo la mente totalmente aperta.



In quest'epoca di celebrazioni del passato c'è chi va in controtendenza: è il caso dei Not Moving che, a 44 anni dagli esordi, scelgono di abbandonare definitivamente le scene e di salutare tutti pubblicando album intitolato “That's all folks!”.  Un addio col botto attraverso dieci canzoni sanguigne in cui si impastano blues, sporcizia rock, attitudine post-punk e tanta visceralità.



Rompono un silenzio trentennale, i DePookan, con “Sang Et Cendre”, ma il tempo è evidentemente un concetto relativo per un progetto in cui la world music,  l'elettronica e il prog vanno a fondersi con la tradizione celtica ed elementi rituali. Un progetto ipnotico e pieno di fascino che riesce a creare ponti fra sonorità ed epoche apparentemente lontanissime fra loro.



Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com


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