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"Il mondo dentro" di Marco V. Ambrosi - recensione di Roberto Bonfanti

  • Immagine del redattore: Roberto Bonfanti
    Roberto Bonfanti
  • 3 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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Su queste pagine molti conosceranno Marco V. Ambrosi come il chitarrista dei Nuju, travolgente band che è ormai un pilastro della scena folk-rock italiana, e forse qualcuno ricorderà che, come scrittore, nel 2023 è stato premiato proprio da Rock Targato Italia con la targa per il libro rock dell’anno per il romanzo “Lo strappo”. Con “Il mondo dentro”, edito solo poche settimane fa da BookTribu, l’eclettico artista calabro-emiliano torna ancora una volta a dare prova della sua grande sensibilità e va a chiudere la trilogia dei romanzi dedicati alle sue grandi passioni: se infatti il suo libro d’esordio, “Vincere perdendo” (Leonida edizioni, 2022), trasformava un campetto da calcio della provincia più profonda in una scuola di vita e il successivo “Lo strappo” (Rubbettino Editore, 2023) era ambientato con grande consapevolezza nel mondo del rock indipendente, questa volta sono l’amore per la letteratura e quello per l’insegnamento i cardini del racconto.


Il mondo dentro” è una storia che si snoda attraverso quattordici anni fatti vivere attraverso l’evoluzione del rapporto fra il protagonista (Enzo, uno degli ex ragazzini della famosa “squadretta” già al centro del romanzo d’esordio dell’autore, ora cresciuto e diventato professore di lettere) e un giovane detenuto che, proprio nel suo primo anno di insegnamento, il novello docente si ritrova a preparare per la maturità all’interno della classe del carcere. Un lungo percorso che, grazie a uno stile pulitissimo e scorrevole ricco di richiami letterari che spaziano con naturalezza da De Amicis a Pasolini, scivola sotto agli occhi del lettore in modo decisamente piacevole permettendo a tutti noi di vedere entrambi i personaggi principali crescere, affrontare momenti estremamente diversi fra loro e trovare nuove consapevolezze. Ma, come spesso accade nei libri scritti come si deve, la vera anima del racconto non è tanto nella trama in sé ma negli spazi bianchi fra una riga e l’altra e, nello specifico, nei moltissimi spunti di riflessione che l’autore riesce a lanciare sul ruolo degli insegnanti all’interno della società, sul valore salvifico di determinate opere letterarie, sulla tragica situazione delle carceri italiane e soprattutto sulla natura più profonda dell’essere umano e su come spesso, a fare la differenza fra un destino da stimato professore e uno da detenuto, non siano tanto le scelte consapevoli quanto la fortuna di imbattersi, in determinati snodi cruciali della propria esistenza, nei giusti riferimenti, nei giusti insegnanti e nei giusti condizionamenti ambientali.


Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com

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