top of page

Roberto Bonfanti: gli ascolti di luglio 2025

  • Immagine del redattore: Roberto Bonfanti
    Roberto Bonfanti
  • 1 lug
  • Tempo di lettura: 3 min

Prima ancora che questa torrida estate nascesse, come è ormai cattiva abitudine da qualche tempo, moltissime agenzie avevano già iniziato a vendere biglietti per concerti previsti per l’estate del 2026. Nei giorni scorsi si sono letti oceani di parole sul segreto di Pulcinella dei “finti sold out”, come se la cosa non fosse nota da sempre. Chissà se qualcuno arriverà mai a farsi qualche domanda anche sul fatto (a mio avviso decisamente più impattante sia sugli interessi delle agenzie che su quelli degli appassionati, per quanto molto meno “gossippabile”) che, in questi ultimi anni, molti promoter hanno iniziato a lavorare come autentiche società finanziarie, sfruttando le ansie da grande evento del pubblico per anticipare in modo grottesco le prevendite e quindi, di fatto, incassare con un anno di anticipo capitali importanti da far fruttare per lungo tempo prima dell’effettiva erogazione del servizio. Chissà se, in mancanza di insperati interventi lungimiranti da parte di qualcuno, almeno noi banali esseri umani post-moderni impareremo mai a domare le nostre nevrosi e non prestare il fianco a questi giochetti. Nel frattempo comunque continuiamo a parlare di musica consigliando anche in questo mese di luglio l’ascolto di qualche bel disco uscito di recente.

Ha un suono caustico quanto l’attitudine della band che lo ha realizzato, “Danze della sfiga” de Le Schiene Di Schiele. Otto tracce che trasudano un post punk dall’indole anarchica, provocatoria e per nulla accomodante, fra sonorità abrasive e un desiderio di urlare in faccia a tutti quanti una visione del mondo lucidissima intrisa di disillusione e di un senso di sconfitta che non lascia scampo.

Scorre sottovoce, “Libertà negli occhi”, il nuovo raffinatissimo album di Niccolò Fabi. Nove brani accarezzati da un particolare senso di fragilità, da una scrittura profondamente meditativa che, pur senza rinunciare alla pulizia delle melodie, incarna l’esigenza di ritrovare un senso di umanità, e da sonorità stratificate nate da un lavoro di sintesi fra synth, chitarre, aperture psichedeliche e approccio folk.

È, ormai da parecchi anni, una sorta di segreto ben nascosto fra i carruggi genovesi, la musica di Enrico Bosio. Una scrittura elegante, dai toni caldi, ricca di immagini evocative, che suona come la figlia più legittima della tradizione cantautorale del capoluogo ligure e che, con il nuovo album intitolato “Il nonplusultra”, condensa in venti minuti sette nuove canzoni di classe.

Le parole diventano suono e la canzone diventa sperimentazione, in “Enigmistica” di Simona Norato. Un disco che sembra provare un gusto particolare nel confondere i punti di riferimento, destrutturare ogni forma canonica, creare ritmiche ipnotiche da paesaggi scheletrici e abbattere i confini, trasformando la canzone d’autore in sperimentazione sonora e viceversa.

Si respira un misticismo ombroso e irrequieto, fra le tracce di “Luna Nova” dei Selenia. Non a caso il progetto nasce con l’intento dichiarato di creare un ponte fra la tradizione del Sud Italia (scegliendo, proprio per questo, anche di cantare in casertano) e le sonorità dark folk nordeuropee. Un viaggio affascinante fra sonorità suadenti, danze estatiche, richiami esoterici e introspezione.

È un album fiorito fra sentimenti positivi, desiderio di raccontare storie al femminile provenienti da diversi angoli del mondo e sonorità essenziali in cui si mischiano folk acustico e richiami etnici, “Corale: voci sommerse, storie negate” del duo Curù. Un lavoro genuino e lineare costruito fra impegno sociale e desiderio di abbattere ogni tipo di divisione fra gli esseri umani di ogni parte del globo.

Possono apparire mondi lontanissimi fra loro, il post-rock e la world music, eppure i marchigiani Māyā, con il loro album d’esordio “Artifício Fantástico”, riescono a fari convergere all’interno di una Pangea esclusivamente strumentale dalle atmosfere trasognate in cui ritmiche, colori e sapori di diverse latitudini, tempi e longitudini si fondono in modo coerente e riuscito.

Ventisei minuti di musica suddivisi in due suite che rappresentano il “lato A” e il “lato B” del progetto: basta già questo per inquadrare la particolarità dell’eponimo debutto dei bresciani Nel Traffico Gli Sguardi. Una band che sa muoversi in modo suggestivo nei territori del post-rock più visionario portando l’ascoltatore a galleggiare fra atmosfere dilatate e paesaggi evocativi.

 

Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com


Comments


bottom of page