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Quattro domande a Sainkho Namtchylak di Fabio Pigato

  • francescocaprini
  • 5 giorni fa
  • Tempo di lettura: 2 min
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Sainkho Namtachylak è una figura di punta e molto probabilmente la massima autorità mondiale per quanto riguarda il canto armonico. Una donna che ha studiato a fondo le tradizioni siberiane lamaiste e sciamaniche, ma che per i suoi brani sa fondere la tradizione con dei suoni di elettronica d’avanguardia. Una persona minuta e cordiale che ha tenuto il suo primo workshop proprio al Centro Stabile di Cultura di San Vito di Leguzzano. Le abbiamo fatto quattro domande prima del concerto accompagnata dal chitarrista Kazuhisa Uchihashi.



Sei la massima autorità a livello mondiale per quanto riguarda il canto armonico. Vorresti parlarci del tuo processo compositivo?

SN: Come per i figli, ogni composizione è diversa dalle altre. A volte l’ispirazione nasce da un’idea o un feeling che si sente il bisogno di esprimere. Altre volte invece nasce da una melodia o da alcune parole. Come prima cosa cerco sempre di provare i brani dal vivo, improvvisando. Registro le esibizioni e successivamente cerco di analizzarle. Delle volte mi capita di trovarmi con tre diverse versioni per lo stesso brano. Solamente in un successivo momento entro in studio di registrazione e tento di dare la forma migliore a questi bozzetti.


Usi spesso l’elettronica e dei loop nei tuoi brani. Potremmo definire questo tipo di suoni, come dei moderni Mantra?

SN: Forse si tratta più di un nuovo modo di armonizzare e organizzare in modo digitale delle intuizioni. Quando uso dei Synth, dei loops e dei campionamenti cerco di dipingere un affresco sonoro per esprimere al meglio le mie idee. Questo potrebbe essere interpretato come un mantra oppure come un effetto che da colore alla composizione musicale.


La tua musica è spesso legata alla spiritualità. Secondo te può esistere un tipo di spiritualità anche senza la musica?

SN: Sì certamente, ma dipende da cosa le persone intendono per musica e cosa la musica rappresenta per loro. Ad esempio alcuni artisti usano dei rumori come elemento principale per le loro composizioni, altri invece preferiscono la musica classica ed altri ancora prediligono la forma canzone tradizionale. Quando inizio un nuovo progetto penso al risultato finale che voglio ottenere e questo può essere percepito come un approccio spirituale. Al giorno d’oggi è molto facile trovare le cose che ci interessano nel mondo digitale, ma ritengo che l’essere sempre connessi ci renda maggiormente soli. E’ come se ognuno si creasse il proprio culto in un eccesso di individualismo. Nessuno sente più la necessità di vivere all’interno di una comunità reale. Mentre una volta era l’esatto contrario.

 

Potremmo dire che ci sia una sorta di relazione o filo conduttore che accomuna il canto armonico con il canto pastorale della Sardegna?

SN:Sì c’è sicuramente una forte connessione con il canto dei Tenores sardi. Probabilmente questo tipo di canto è il più antico d’Europa. Il modo di cantare utilizzando la gola è fortemente collegato all’ambiente circostante, alla natura e anche agli animali. Si tratta di una tecnica di canto che è stata fortunatamente  preservata fino ad arrivare ai nostri giorni. Anche nel canto armonico, da un certo punto di vista, coesistono questi elementi.


Grazie Sainkho per la tua disponibilità.

SN: Grazie a te.


Quattro domande a Sainkho Namtchylak

di Fabio Pigato


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