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  • francescocaprini

PER COMBATTERE L’AFA: di Paolo Pelizza



Siete distrutti dal caldo infernale di questi giorni? Avete bruciori di gola per aver respirato aria rovente? Prendetevi una pausa, allora. Il vostro amichevole Visionario di quartiere può darvi qualche suggerimento per provare un bel po’ di sollievo.

Vi servono solo tre semplici attrezzi: un divano, un giradischi e una birra gelata da freezer. Ora prima di spalmarvi sul divano e cominciare a sorbire la birra più che gelata dovete scegliere qualcosa da mettere sulla piastra … Anche qui, il vostro allegro Visionario non vi lascia soli.

Ad esempio, potrebbe suggerirvi di scegliere una dei quattro dischi della 33enne Taylor Swift che sono presenti contemporaneamente nella prestigiosa Billboard 200, impresa riuscita a soli tre artisti da che esiste la classifica e con lei unica esponente femminile. Oddio, non proprio il nostro genere ma non si può non ammettere che Taylor sia di sicuro un’artista talentuosa.

Avete voglia di novità? Il vostro amabile Visionario ve ne proporrà due. La prima è The Ballad Of Darren nona fatica in studio dei Blur. La band di Demon Albarn ancora una volta centra un bel disco. L’album esce a ridosso del ritorno anche dal vivo degli ex campioni del Britpop. Demon e soci suonano nella prestigiosissima cornice di Wembley davanti a novantamila persone che sembrano conoscere tutti per nome come gli amici al bar quando torni dalle vacanze. Tornando all’opera, i Blur sono ormai lontanissimi dai tempi in cui erano antagonisti degli Oasis (Albarn sta anche facendo endorsement per una pacificazione tra i fratelli Gallagher che potrebbe portare ad una riunione di famiglia prima sia a una reunion del gruppo dopo anni di insulti e post al vetriolo)con i temi di questi ragazzi cinquantenni che non possono essere più quelli di una giovinezza passata, con una vita più lunga dietro di quella che hai davanti. C’è James Ford a produrre il lavoro e il fido Graham Cox accanto a Demon (loro due sono autenticamente i Blur). L’apporto di Ford porterà un suono molto più vicino al mondo del post punk, dell’alternative con qualche escursione pop. Non molto dissimile da quello degli Artic Monkeys con cui Ford ha collaborato e che sono molto apprezzati da Albarn. Quando ci sono Cox e Albarn non puoi scervellarti per trovare paragoni o fare analisi. Esistono, scrivono, suonano e ti catturano in una spirale di emozioni. Parlavamo dei temi: il disco è una riflessione esistenziale sul tempo che passa, sulle persone che hai perso, sulle vite che hai toccato e che ti hanno toccato. Il lavoro sui testi è molto profondo e commuovente così come quello che viene fatto sui suoni. Nei trentacinque minuti del disco c’è anche lo spazio per un omaggio a Leonard Cohen ispirato da un murales dedicato all’artista visibile dalla camera di albergo di Damon in Canada. Non credo che si possa sopravvivere al caldo infernale senza questo disco: un regalo straordinario.

Se poi avete ancora caldo, vi consiglio di riporre The Ballad con attenzione quasi religiosa e passare dall’esistenzialismo al misticismo e all’esoterismo. Eh sì, perché è finalmente arrivato in queste ore il nuovo (il terzo) incandescente lavoro dei Greta Van Fleet. La premiata ditta di famiglia Kiszka con il fedele amico Wagner “abbandona” Greg Kurstin per regalarsi un’esperienza nuova con il produttore Dave Cobb. Il lavoro torna agli inizi della band quando suonavano nel garage di casa. Lontanissimo dalle atmosfere sonore, dai preziosismi del disco precedente, Starcatcher suona ruvido, primordiale, a tratti anche grezzo. Pochi i virtuosismi, per lo più lasciati alla chitarra di Jake. Josh esplode tutta la sua capacità interpretativa e la sua potenza vocale nel racconto di questa nuova mitologia, di una nuova teoria del caos e delle grandi domande della filosofia. Attenzione però a non battezzarlo come un’involuzione. Recuperare le proprie origini, riuscire a recuperare quelle domande, quei dubbi, quella curiosità infantile è un’impresa da pochi e non da poco. Se di The Battle si apprezzava la patinatura con il piano, l’Hammond e gli archi, qui si torna al rock: primigenio e primordiale. Un’altra scommessa vinta da questi ragazzi del Michigan che possono permettersi qualsia cosa, ormai.

Qualcuno ha anche deciso che quest’estate saranno i Blur e i Greta Van Fleet a competere per i primi posti delle classifiche (fonte Rockol.it).

Scusate ma il rock non era morto?

di Paolo Pelizza

© 2023 Rock Targato Italia

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