L'ultima chiamata dei CCCP - un pensiero di Roberto Bonfanti
- Roberto Bonfanti
- 1 ora fa
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“Anacronistici” ho letto in un commento all’annuncio della data legnanese di questo ultimo tour dei CCCP. Chissà cosa significa, nel 2025, essere anacronistici. In quest’epoca in cui l’Europa si “riarma” e si continuano a riesumare i peggiori fantasmi del secolo scorso, dopo cinque anni in cui abbiamo sperimentato sulla nostra pelle il coprifuoco e le tessere per poter lavorare o salire sui mezzi pubblici, cosa può esserci di più anacronistico dell’attualità? O, meglio, cosa può esserci di più attuale dell’essere anacronistici?
È un concerto lungo, fisicamente impegnativo e ricco di tutte le sfaccettature che hanno segnato la storia della band, dal punk berlinese alle fascinazioni arabe passando per i richiami all'estetica sovietica e le radici ben piantate in terra emiliana, quello che i CCCP portano in scena a Legnano (MI) la sera del 3 luglio 2025. Un percorso fatto di desiderio di riassaporare le atmosfere dei bei tempi andati, certo, ma anche (e forse soprattutto) di tentativi ben riusciti di attualizzare i contenuti delle canzoni portandole, come Giovanni Lindo Ferretti ha sempre fatto anche nei suoi tour da solista, a confrontarsi con le tematiche del presente pur mantenendone intatto lo spirito. Si alternano così schegge di ironia pungente e momenti di amara riflessione, parentesi di profonda spiritualità e slanci di rabbia rivoluzionaria, stilettate al declino della società contemporanea e strizzate d’occhio alla nostalgia di un immaginario ormai totalmente dissolto, tutto miscelato in un spettacolo senza momenti di pausa che ha il proprio apice nel misticismo di “Madre”, nella forza prorompente di “Maciste contro tutti”, nell’intima fragilità di una “Annarella” più minimale che mai, in una “Radio Kabul” con gli occhi ben piantati sul mondo odierno o in una catartica “Spara Juri”, oltre che in una generosa carrellata sui principali classici del gruppo, da “Punk Islam” a una “Emilia paranoica” schizofrenica come non mai senza dimenticare “Curami”, “Valium Tavor Serenase”, "Rozzemilia", “And the radio plays”, “Morire”, "Tu menti" o “Trafitto”, per citare solo qualche titolo. Una performance intensa e tiratissima, insomma, con i quattro CCCP in gran forma supportati da un impianto di musicisti rock di spessore (con tanto di batteria acustica e percussioni a sostituire la storica batteria elettronica e il violino Ezio Bonicelli ad aggiungere nuovi colori) per dare vita a oltre due ore di musica che tengono pienamente fede allo spirito della band.
Sembra proprio che, al termine di questo tour, la storia dei CCCP andrà definitivamente in pensione ma, a dire il vero, fino a un paio di anni fa sarebbe sembrato utopico anche solo immaginare di rivederli su un palco, dunque si può solo essere solo felici di avere potuto godere di questo spettacolo. D’altra parte, sotto molti punti di vista, non poteva esserci momento migliore per questa reunion e per questa conclusione: un progetto nato proprio come urlo di ribellione al vuoto ideologico degli anni ’80 non poteva che tornare a far sentire la propria voce e chiudere il cerchio della propria epopea proprio in questo periodo storico animato dagli stessi spettri di quarant’anni fa.
NOTA A MARGINE che non riguarda i CCCP: “cash-free” non vuol dire assolutamente niente. Il sistema dei “token” (peggio ancora se in veste digitale) per i pagamenti delle consumazioni all’interno degli eventi è una porcata. Ormai lo sanno anche i sassi ed è bene che gli organizzatori degli eventi prendano coscienza che ogni volta che si affidano a questi mezzucci non fanno una bella figura. Ma magari sarebbe opportuno anche che qualche associazione dei consumatori iniziasse a farsi qualche domanda su questi meccanismi.
Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com
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