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Jazz e Sperimentazione - Intervista a Evan Parker, a cura di Fabio Pigato

  • francescocaprini
  • 19 mag
  • Tempo di lettura: 3 min


 Evan Parker nasce a Bristol ma si sposta fin da giovane a Londra, dove conosce l’amico di lunga data Robert Wyatt, poco prima dell’incidente che costringe quest’ultimo sulla sedia a rotelle. Durante la sua lunga carriere suona e collabora con innumerevoli artisti: John Zorn, Bill Laswell, Thurston Moore e Ikue Mori, solo per citarne alcuni. Lo abbiamo intervistato prima del suo concerto al Centro Stabile di Cultura, che ha tenuto in coppia con il compositore italiano Walter Pati.

Ecco che cosa ci ha raccontato…

 

Ciao Evan, il tuo ultimo disco Chiasm, con i Kinetics è stato registrato dal vivo a Londra e Copenhagen. Come avete scelto le tracce e pensi che sia possibile riprodurre il feeling che si crea sul palco, all’interno di uno studio di registrazione?

 

EP: Questi ragazzi sono molto bene organizzati e ci si può fidare di loro per registrare ed editare qualsiasi cosa. Ovviamente avevamo un’idea di quale dovesse essere il nostro suono “di base” prima di iniziare a suonare.

Rispondere invece alla tua domanda se sia possibile replicare questo tipo di atmosfera in uno studio di registrazione non è facile. A volte si e a volte no.

Alcuni posti sono più accoglienti di altri. A volte è piacevole ritrovarsi con le persone con cui si suona. Dire in modo distinto “questo è uno studio” e “questo è un pubblico” diventa difficile. Personalmente mi piace registrare nei locali in cui mi esibisco prima che arrivi il pubblico. Soprattutto se si tratta di un mio concerto da solista. Mi piace far sfumare la distinzione tra pubblico e studio in entrambe le direzioni.

 

Qual’è secondo te la differenza tra istinto e improvvisazione?

 

EP: L’istinto è percepito a livello sociale come qualcosa che viene riconosciuto collettivamente. Questo è il problema. Penso che i musicisti possano usare l’improvvisazione per sviluppare una nuova idea di istinto collettivo.

 

Tu sei nato a Bristol, poi ti sei spostato a New York e a Londra. Qual’è la citta che ha cambiato il tuo approccio alla musica?

 

EP: Sicuramente Londra. Lì ho conosciuto John Stevens, fondatore di Spontaneous Music Ensemble e questo è stato un incontro che ha cambiato la mia vita. Lui è stato molto generoso. Mi ha incoraggiato e mi ha insegnato un sacco di cose.

 

Tornando alla tua città di origine, Bristol in Italia è conosciuta principalmente per la scena elettronica e Trip-Hop della metà degli anni ‘90. Tu sei in contatto con l’attuale scena musicale?

 

EP: Conosco i Massive Attack e i Portishead. Mi piace quel tipo di musica, ma non ho mai avuto particolari contatti con loro.

 

Ti sei esibito con tantissimi artisti, impossibile citarli tutti. Io ne ho scelti due: Thurston Moore (perchè adoro gli Sonic Youth) e Robert Wyatt (perché credo che end of an ear sia un disco fondamentale per la storia della musica sperimentale). Vorresti raccontarci com'è stato suonare con loro?

 

EP: Ho conosciuto Robert in quanto sua moglie è stata la persona che mi ha presentato a John Stevens. Per questo devo sempre ringraziare Alfreda (moglie di Robert Wyatt ndr.)

perché quell’incontro ha aperto molte porte per me. Io e Robert vivevamo a dieci minuti di distanza uno dall’altro a West London. L’ho conosciuto poco prima del suo incidente, però ho avuto modo di approfondire la sua conoscenza solamente dopo. Rock Bottom è stato un disco incredibile. Ascoltarlo è un’esperienza che cambia la tua idea di musica.

 

Io amo Rock Bottom, ma penso che The End of an Ear si un disco ancora più sperimentale.

 

EP: Robert ha una immensa gamma di possibilità di espressione. Si tratta di uno spettro molto vasto. Non faccio particolari distinzioni tra un suo disco e l’altro. Sono diversi modi di esprimersi che lui si può permettere.  Mi ha coinvolto nel musicare alcune poesie di un poeta americano. Un’esperienza molto intensa.

Invece non posso raccontarti molto su Thurston Moore in quanto non abbiamo passato tanto tempo insieme. So che adesso si è trasferito a vivere a Londra e credo che ci incontreremo a qualche concerto.

Ti racconto un aneddoto divertente sui miei figli. Quando erano piccoli, siccome a casa mia si ascoltava esclusivamente musica Jazz, andavano a casa di Robert, suonavano il campanello e ascoltavano musica con lui, perché lui aveva una gamma di ascolti molto più vasta della mia.

 

Grazie Mille Evan per la tua gentilezza e per il tuo tempo


Jazz e Sperimentazione - Intervista a Evan Parker

Intervista: Fabio Pigato

 

 

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