Lo so, lo so … Sto celebrando anche io il cinquantesimo anniversario di The Dark Side Of The Moon … Un’opera concettuale prima che un album… Sì, lo so che sono stati in classifica nella Billboard 200 per 950 settimane e hanno venduto cinquanta milioni di dischi. Ma non voglio parlare di questo lavoro dei Pink Floyd.
Eh sì, perché ho da spiegare che io non ho nessuna idiosincrasia verso i trapper come molti di voi pensano e mi scrivono. Anzi, io li amo molto. Ho grande stima di loro. Sono uomini forti che vivono nelle grandi foreste di quello che la natura offre loro e in equilibrio. Inoltre, in un noto fumetto della Bonelli erano leali amici di Zagor, lo Spirito con la Scure quando non diventavano utilissimi alleati negli scontri del nostro eroe con minacce terrene, ultraterrene ed extraterrestri. Visto? Li adoro.
Ah … i trapper quelli della musica? I più longevi lettori di questa rubrica ricorderanno che nella serie di “Visioni” che riguardavano i cinque decenni che andavano dagli anni Sessanta ai primi Duemila, ho raccontato diffusamente la genesi del fenomeno dell’hip hop e dei suoi sottogeneri, la nascita dei campionatori, South Bronx, Gangsta, Trap House etc.
Lo scopo di quella serie di pezzi era quella di raccontare la musica nei vari decenni all’interno dei mutamenti storico-sociali e della loro localizzazione geografica. Di dare un altro punto di vista sui fenomeni musicali che non sia la loro ridefinizione molto contemporanea di dover necessariamente essere solo intrattenimento, moda e showbiz. E questo, a mio modesto parere, è il punto focale.
Intanto chi mi legge sa che in vari articoli, ho “assolto” ensemble di musica elettronica, rapper e trapper. Quindi, il fatto che per me ci sono solo tre cose per cui vale la pena di vivere (cioè: il rock, il rock e il rock) non è rilevante quando devo ammettere qualità di produzioni musicali anche lontanissime dal mio gusto. Arrivo alla mia supposta idiosincrasia. Partiamo dal fatto che raramente parlo di dischi o di artisti che non mi sono piaciuti. Diciamo che non voglio far loro pubblicità gratuita … la logica è quella del “purché se ne parli”. Ascolto moltissima musica di tutti i generi e, purtroppo, capita di ascoltare anche la trap e, in particolare, quella italiana che va così di moda.
In Italia, mi dicono che il rock non ha più la capacità di parlare ai giovani. Per definire corretto questo assioma basta chiedere a Greta Van Fleet e Maneskin. Sia come sia, la trap invece questa capacità ce l’avrebbe … Vediamo insieme cosa dicono questi giovani che sanno parlare ai giovani e che caratteristiche hanno.
Molti testi mi hanno particolarmente colpito. Alcuni di questi idoli delle ragazzine, raccontano, nei loro belati in autotune, le donne come se esistessero solo come genere di conforto del maschio eterosessuale anche se l’unico che contemplano come maschio è sé stesso. Questo quando va bene: per altri più estremi sono immondizia o poco sopra.
Propongono il culto del denaro. Solo i soldi, la grana, il cash contano nella vita. E te li sbattono in faccia, i loro. Ben sapendo che sono dei privilegiati e che devono ringraziare quei poveracci che vanno ai loro show (mi rifiuto di chiamarli concerti) con i risparmi immaginari di una famiglia che non arriva a fine mese.
Le auto fuoriserie sono un’altra loro caratteristica. Che cazzo te ne fai dei soldi se non hai una Bentley, una Ferrari e una Lambo da sfoggiare?
Io, che qualche sensibilità e competenza musicale, ce l’ho … me li confondo. Vuoi per l’autotune, vuoi che sentita una canzone le hai sentite tutte?
Ovviamente, il mio è un discorso generale. Anche qui nel Bel Paese, abbiamo qualcuno che dice la sua, che parla di temi importanti, che non celebra sé stesso e che qualcosa di musica capisce.
Permettetemi, dopo questa digressione sui nostri trapper, a tornare alla celebrazione di una band sopravvalutata e di un povero album che usciva cinquant’anni fa. Torno al Lato Oscuro della Luna. Un’opera che si occupa di temi minori: come la follia, la morte, il senso di colpa, della dipendenza dal denaro che ci perderà (sic) e sul tempo che passa e strazia i nostri corpi.
Come dice la voce alla fine di Eclipse (l’ultima canzone del disco): “in realtà non c’è un lato oscuro. E’ tutto oscuro”.
di Paolo Pelizza
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