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  • Immagine del redattore Umberto Lepore

YUNGBLUD: un campioncino del pop punk alla conquista del Forum. (10/03/2018)

Aggiornamento: 28 set 2023

Ph. Francesco Pradoni x Mediolanum Forum


Passato in precedenza dal Fabrique e Carroponte, per il cantautore di Doncaster è tempo di salire sul palco più importante di Milano: Dominic Richard Harrison, in arte YUNGBLUD, raggiunge il Forum per la sua ultima tappa del tuor europeo, l’unica nel nostro paese, organizzata da Live Nation 3.



Forte di un momento d’oro per il suo progetto, che vede l’ultimo album omonimo YUNGBLUD (un’esplosione di creatività e una vendetta verso chi lo criticava) al primo posto nelle classifiche UK al suo debutto, il giovane classe 1997 è riuscito, fin dall’esordio nel 2018, a imporsi a livello internazionale grazie al suo spirito forte e fresco, all’instancabile e spudorata voglia di performare con tutta la sua energia.

Trasferitosi a Londra in adolescenza per studiare recitazione, presto lascia l’accademia per lavorare solo su di sé e sulle sue idee musicali. Gira per la città e incontra Adam, il suo chitarrista fisso: va alla scoperta della gente parlandoci, conoscendola e ascoltandone le storie, capendo che più d’ogni altra cosa desidera trasformare racconti in musica, riuscendo a connettere le persone tra loro e regalando alle loro storie un sottofondo musicale, frutto dei suoi gusti e delle sue influenze.

Fresco della nomina come nuovo rock ambassador di Virgin Radio nel mese scorso, Dominic è un forte fun del pop punk, cresciuto ascoltando prevalentemente la corrente hardcore del nord UK e imparando ad amare il rock grazie alle sue band preferite (da lui dichiarate), tra le quali i Green Day, Oasis, Sex Pistols, The Clash, Black Flag, Joy Division e Stone Roses, per citarne alcune.

Non ama etichettarsi in un genere ma preferisce concepire la sua musica come un'unione tra punk, pop, indie e hip-hop, che non manca di proporsi in versione acustica su diverse uscite e disegna una linea ben riconoscibile e da lui definita semplicemente "alternativa", spicchio di un grande movimento di artisti (tra i quali MGK, Billie Elliesh, Lil Nas X e Mac Miller) che parla ai giovani, senza freni e timori.

Il macro genere del rock per lui è sinonimo di libertà di espressione delle opinioni e produzione di amore e odio insieme: una provocazione senza freni, strafottenza verso i giudizi, espressione di rabbia e voglia di vitalità e vicinanza.



Il concerto di Milano muove dalle hit di 21st Century Liability e weird! a una pacchetto di otto brani tratti dall’ultima uscita, l'omonimoYUNGBLUD, passando per alcuni tra i singoli più forti (fleabag, I think I’m OKAY, Loner e hope for the underrated youth).

L’artista ama l’Italia (uno dei primi paesi ad averlo supportato) e per tutte le due ore di live lo dimostra correndo su e giù per il palco, regalandoci la sua sorprendente vocalità unita alla gestualità alla Mercury e schitarrata alla Presley, comunicando con libertà di parola e urlando la sua voglia di estirpare l’odio combattendo per l’amore. Il tutto in un outfit e una chiave attitudinale tipicamente punk.

Nell’ascoltarlo ci sentiamo tutti amici: il ragazzo sul palco è semplicemente il rappresentante di una libertà che scorre in tutti noi nel cantare i brani insieme a lui e nell’unirci, su suo invito, a darci dolci abbracci. Rappresenta tutto ciò che gli è possibile comunicare di sé, commuovendosi, urlando almeno un centinaio di volte “Milano, ti amo!” e cantando più forte che può, rimanendo sempre perfettamente intonato. Sente davvero le tracce dentro, come se fossero un treno in corsa che lo travolge e ha bisogno di essere esploso verso il pubblico.

Tra le canzoni più cantate dall'audience e più sentite dal rocker britannico non si può non sottolineare l’enfasi espressa da The Funeral, Sex Not Violence, Mad (fresca del record di streaming nel nostro paese), parents, Anarchist, Medication, fleabag, I think I’m OKAY e le splendide mars e Tissues.



Che si venga amati od odiati per la propria musica alla fine poco importa per YUNGBLUD, in entrambi i casi si è in qualche modo arrivati al pubblico. Il problema v’è quando si passa inosservati, quando non si suscita una reazione.

Su questa linea di pensiero si mostra come cristallino esempio di artista che, in quanto tale, rimane un ragazzino: non ha paura, è tosto e spudorato con le parole, si diverte sul palco e segue esclusivamente la spinta fisiologica di dire ciò che pensa e come lo pensa, urlando a squarcia gola e mantenendo sempre un enorme sorriso.


Umberto Lepore

@thesound.ofbeauty

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