top of page

Pieralberto Valli a Milano. Un pensiero sullo spettacolo “L’irrilevanza del vero”.

Immagine del redattore: Roberto BonfantiRoberto Bonfanti

Entrare alle Fucine Vulcano è come infilarsi in un inaspettato cortocircuito spaziotemporale che, semplicemente svoltando due angoli rispetto al caos della metropoli, ci trascina via dai sepolcri imbiancati della Milano del 2024 per proiettarci in un centro sociale degli anni ’90 gestito con enorme cordialità e un meraviglioso senso dell’utopia. Una piacevole sorpresa che rappresenta probabilmente il luogo ideale per portare in scena uno spettacolo sui generis come “L’irrilevanza del vero” di Pieralberto Valli e Giulia Frattini.


Dopo avere amato la profondità dolorosa dell’omonimo romanzo di Pieralberto Valli ed essere rimasto affascinato da come l’artista romagnolo ha poi saputo traslare il senso di straniamento del libro in un album cupo e tutt’altro che didascalico rispetto al progetto originale, la curiosità di vedere anche il terzo passo di questo percorso, ovvero lo spettacolo dal vivo, era davvero tanta e le attese -è bene dirlo subito- sono state pienamente soddisfatte. Il fatto che tutto si svolga non su un palco ma all’interno di un cubo di plexiglass che imprigiona i due artisti e attorno al quale gli spettatori possono muoversi liberamente dona alla performance una particolare tridimensionalità ma, al tempo stesso, amplifica già al primo impatto il senso di costrizione e spersonalizzazione che la rappresentazione vuole trasmettere. In questo piccolo spazio, Giulia Frattini si muove in modo magnetico trasformando a tutti gli effetti il suo corpo in quello della protagonista della storia da cui tutto è nato mentre l’elettronica ipnotica di Pieralberto Valli e la sua voce trascinano gli spettatori in una sorta di trance ipnotico che porta all’estremo il contrasto fra la corporalità che Giulia incarna con la sua danza e la dimensione profondamente introspettiva, a tratti quasi onirica, verso cui la musica di Pieralberto spinge.


Uno spettacolo emozionante e suggestivo, che non racconta esplicitamente nulla del romanzo che ha dato il La al progetto ma che va decisamente oltre, dando direttamente corpo alle inquietudini, ai chiaroscuri e al senso di straniamento di cui le pagine sono intrise, trasformando ogni suono e ogni mossa in una sorta di urlo soffocato di un’umanità sull’orlo dello smarrimento.


Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com

56 visualizzazioni0 commenti

Post recenti

Mostra tutti

Comentarios


bottom of page