La band regina della scena progressive rock italiana apre la serata al Teatro Lirico Giorgio Gaber, organizzata da Parole & Dintorni, con quattro brani tratti dall’ultimo album I Dreamed of Electric Sheep - Ho sognato pecore elettriche (ottobre 2021), il quale presenta una PFM dalle idee e contaminazioni più recenti e che propone in voce un Di Cioccio caldo, melodico, abbracciato da cavalcate ritmiche incalzanti e a tratti piacevolmente spiazzanti.
Dopo la prima parentesi iniziale il pubblico scopre la vera natura della scaletta di questo tour 2022: un inno alla carriera e ai successi più grandi, un percorso tra i momenti più belli e le storiche collaborazioni. Una vera festa, una "celebration".
Comincia un viaggio a ritroso nel tempo e lo fa con il botto, con la leggenda, con il brano al quale tanti appassionati riservano un posto d’onore nel cuore. È passato un quarto d’ora appena dall’inizio del concerto e il pubblico si ritrova già costretto a tirare fuori le voci e i cellulari per filmare, c’è Franz che recita «Quante gocce di rugiada intorno a me…». Che dire, siamo a novembre ma le Impressioni di settembre si confermano sconfinate, senza tempo e senza luogo, degne della più grande canzone della prog italiana.
Seguono uno dopo l’altro una sfilza di successi, da Photos of Ghosts a Mr. 9 Till 5, passando per Il banchetto, Dove… Quando…, La carrozza di Hans, Cyber Alpha, Harlequin e Promenade the Puzzle. Di Cioccio e Djivas si alternano nell’introdurli al pubblico, proponendo pillole di storie legate alle esperienze del gruppo che hanno portato alla composizione degli album che li contengono. Interessanti gli spunti di riflessione sul parallelismo storico tra l’Europa, figlia della musica classica, e gli Stati Uniti, figli del jazz e del blues (dove il gruppo ebbe un forte successo). Musicisti dalla voglia costante di sperimentare le proprie idee immergendosi nelle sonorità classiche e dando vita a interi album che presentano il connubio tra l’orchestra e le distorsioni, puro art rock. Propongono dunque l’esecuzione di Romeo e Giulietta: Danza dei cadaveri e Violin Jam/William Tell Overture.
Successivamente la band attacca la mitica È festa, senza bisogno di alcuna presentazione, esplodendola con forza e intrecciandola, sul finale, con l’interludio strumentale di Impressioni di settembre.
A chiudere il concerto, come è tradizione ormai da anni, la dedica alla collaborazione con Fabrizio de André. Con il poeta il gruppo organizzò una serie di live che proposero una rivisitazione di alcuni dei suoi brani più celebri e offrirono al pubblico un Faber vivace, ritmico, circondato da musicisti e suoni meravigliosi. Ascoltiamo dunque Volta La Carta e Il pescatore e pubblico e musicisti si salutano abbracciando il celebre coro di quest’ultima. Non solo passione per il rock e voglia di unirlo alla classica e al folk: la PFM ha dimostrato anche attrazione per la poesia, scegliendo di mettersi al servizio di quello che è stato probabilmente il maggiore esponente del cantautorato italiano.
Magica serata, magico gruppo: un magistrale esempio di fame di contaminazione e voglia di sperimentazione, di passione per il rock come collante tra generi e bottega musicale dove scoprire nuovi orizzonti.
Umberto Lepore
@thesound.ofbeauty
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