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francescocaprini

Gli ascolti di febbraio 2023.


articolo di Roberto Bonfanti

Inizia il mese più breve dell’anno e i potenti del nostro strano mondo occidentale, insieme ai lacchè dell’informazione, sembrano avere deciso che il modo migliore per riscaldarsi in questo freddo inverno è giocare con i soldatini. Come se il continuo aumento della spesa militare a scapito di tutti gli altri settori socioassistenziali non abbia già provocato abbastanza tragedie. Mi domando dove ci porterà questa follia senza fine. Ma, si sa, noi siamo qui solo per parlare di musica e consigliare qualche disco.

Ha qualcosa di liberatorio, “Questo stupido gioco” di Trevisan: un album colmo di pensieri intimi e dolenti che sanno però esorcizzarsi con grande naturalezza attraverso nove canzoni in cui il rock d’autore abbraccia la leggerezza di un lato pop diretto e autoironico dando vita a un intrigante gioco di chiaroscuri fra momenti di fragilità, desiderio di rinascita e ritornelli catartici.

Non è un lavoro facile, “2084” de Il Wedding Kollettiv. Quattro canzoni visionarie dalle atmosfere cupe e nevrotiche in cui post-wave, elettronica berlinese e sperimentazione si fondono per dare corpo al racconto denso di inquietudini (accompagnato anche da un fumetto di Andrea Frittella) di un futuro distopico fatto di controllo sociale e libertà aleatorie ma anche di una goccia di umana speranza.

Chitarre dal sapore post-hardcore, approccio alternative-rock sanguigno, rabbia e la giusta dose di cinismo poetico: sono questi gli elementi portanti di “Ho vissuto confusione” dei Requiem For Paola P. Otto canzoni che, pur senza trascurare la melodia, passano sull’ascoltatore come un rullo compressore fra atmosfere claustrofobiche e l’esigenza di vomitare un malessere che non lascia scampo.

Albino, con il suo “Sabbatico”, riesce a reincarnare in chiave hip-hop lo spirito dell’autentico cantastorie di provincia. Racconti in cui la fragilità dei protagonisti, le loro umanissime incertezze e le difficoltà a confrontarsi col mondo circostante vengono messe a nudo in modo incisivo attraverso un rap vecchio stile dal flow pulito accompagnato da sonorità cupe e moderne.

Nei dodici anni trascorsi dal suo precedente album, Fabrizio Coppola deve avere accumulato pensieri, esperienze e sentimenti che sono andati a confluire in “Heartland”: un disco che suona come un diario intimo e sincero composto con l’attenzione, la sensibilità e l’approccio da cantautore americano che sono da sempre nel DNA dell’artista ma spruzzato con un pizzico di sonorità brit-pop ariose.


Roberto Bonfanti [scrittore] www.robertobonfanti.com



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