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  • Immagine del redattore Umberto Lepore

Cosmo nei club: che BLITZ! (12/05/2023)

Aggiornamento: 2 ott 2023

Press: DNA concerti


Finalmente torna a giocare in casa, a pochi chilometri dalla sua amata Ivrea, per l’unica data piemontese del Blitz Club Tour 2023 (ripartito dopo lo stop forzato dalla pandemia).

Già, i club, il contatto diretto con il pubblico. Cosmo ama particolarmente gli spettacoli al chiuso, nei luoghi piccoli, dove il suono non si disperde e rimane quasi asfissiante, raggiungendo il pubblico con potenza.



Al Teatro Concordia di Venaria (Torino) il professore va in scena con il suo spettacolo che, in perfetta coerenza con il suo nome d’arte, è qualcosa di squisitamente cosmico. Formalmente un concerto, concretamente una serata da club di quelle di altissimo livello.

Sale sul palco senza alcuna presenza sonora o luminosa ad accompagnarlo e lancia uno sguardo veloce al pubblico, un contatto dal quale si discosta subito per concentrarsi sulla console e iniziare ad alterare l’atmosfera con le sue onde sonore.

Si scalda con Le cose più rare, unico brano estratto dal suo primo album Disordine (un viaggio descritto da un piacevole dream pop psichedelico), che subito ci cala nel clima dell’autore, nel suo caos spettacolare.



Con Antipop inizia ufficialmente la festa, un’ora e mezza nella quale sentiamo mischiarsi frammenti di L’ultima festa, Cosmotronic e La terza estate dell’amore a creare un suono che non si interrompe mai, che rifiuta lo stacco netto tra un brano e l’altro, in pieno stile rave. Diabolicamente, brano dopo brano, riesce a conquistare ogni parte di noi e a farla ballare.

La scena presenta un gioco di luci intenso e coinvolgente, più impegnato a disegnare l’ambiente che non a puntare sui musicisti: una scelta voluta e volta a dare più importanza e spazio possibili alla musica.



Grande fan di Battiato e Battisti, Cosmo è attualmente il primo della classe nel panorama italiano per quanto riguarda l’unione tra cantautorato ed elettronica, esponendo la sua anima indie attraverso una chiave techno synth decisamente dancefloor, che mantiene un sound complessivo pop e follemente tribale, frutto di un pastiche di tanti mondi (non mancano infatti anche tocchi di abstract-house, post-dubstep e dreambeat).

Protagonista di un progetto artistico sincero e manifesto di freschezza e innovazione musicale, ci invita a ballare forte, liberamente, saltando e dimenticandoci cosa ci aspetta fuori dal club una volta spenta la musica. Ci ricorda che ogni tanto c’è bisogno di vivere il proprio tempo fuori dal suo scorrere ordinario, impossessandoci del nostro corpo con totale libertà: in questo il cantautore piemontese è un master e spinge il pubblico ad abbracciare l’assenza di compostezza, ballando senza interferenze esterne.



La scaletta della serata non manca di proporci i suoi classici di maggior successo (da Le voci a L’ultima festa, Cazzate e Regata 70; da Quando ho incontrato te a Sei la mia città, Tristan Zarra e L’amore) e le chicche dell’ultima produzione (La musica illegale, Dum Dum, Antipop, Mango, Fuori, Io ballo e Vele al vento).

Durante L’ultima festa, probabilmente il suo brano più famoso, simpaticamente stizzito dal mare di cellulari che lo inquadrano ferma la console e chiede al pubblico di intascarli, isolandosi dalla tecnologia per concentrarsi solo sul ballo. Già, il ballo, per lui il gioco più importante del mondo: sacro, magico, rituale. È la celebrazione collettiva più bella, è la miglior liberazione fisica e mentale.

Durante la spassosa Tristan Zarra invece Pan Dan (la sua provocante complice di scena, attiva sulle seconde voci) esce vestita da poliziotta e lancia cartoni di pizza al pubblico, per poi togliersi la maglia e mostrare le stelle sui capezzoli: la sessualizzazione proposta dai due non è una trovata per fare scalpore, è anch’essa una spensierata dimostrazione di quella provocazione che si batte contro un’ideologia di spettacolo composto e istituzionale, a favore invece della mancanza di decoro, dello stare insieme come pare e piace.



Cosmo è uno di quegli artisti che vivono il presente, che ti godi accorgendoti di quanto riesca a non farti pensare grazie a uno spettacolo che in termini di coinvolgimento e convincimento non cala mai.

È passione pura e ha una folle sete del sudore del suo pubblico. Ci guarda in faccia, rivolgendocisi direttamente e rendendoci particolarmente affini a lui, sebbene spesso non in grado di saper spiegare il significato esatto delle sue parole, ma poco importa: il suo progetto è in primis un’orgia di suoni sintetici che esprimono un viaggio dentro la sua coscienza e inneggiano all'aggregazione più sfrenata.



Un artista in grado di fare successo, abbracciando la scena mainstream, ma riuscendo al contempo a mantenere un volto di nicchia.

Desidera comunicare ciò che si sente arrivare addosso dalla società che lo circonda e lo fa più che con le parole (molto dirette, a volte nonsense, ma meravigliosamente efficaci), con le sue sonorità: non gli interessa stendere testi orecchiabili per portare a casa il trend da classifica, è un produttore che lavora immerso nella spensieratezza, creando mistici pastiche sonori.



Un uomo che sì apprezza il successo, ma che non riuscirà mai a resistere all’impulso di fare musica per chi vuole lui, suonando ciò che vuole lui e nel modo che vuole lui, con il fine ultimo di far saltare il pubblico per tutto il suo show, fino a quando è in grado di mandarlo a casa fradicio e beato.


Umberto Lepore

@thesound.ofbeauty

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