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Immagine del redattoreElisa Pezzotta

SAM HAVADTOY HOMAGE Cultural Migrations / Migrazioni Culturali a cura di Gino Di Maggio


Con HOMAGE. Cultural Migrations / Migrazioni Culturali Sam Havadtoy torna alla Fondazione Mudima per la sua terza mostra personale nello spazio milanese, dedicata al grande tema delle contaminazioni nel mondo dell’arte.

Undici artisti migranti del secolo scorso sono i protagonisti di una rilettura originale da parte dell’artista di origine ungherese, complici le sue cortine che delimitano lo spazio della visione.


L’esposizione presenta 27 opere recenti di uno degli artisti più interessanti e originali della scena internazionale. Solo nello scorso anno gli hanno dedicato importanti rassegne ben sei musei, tra i quali il Museo nazionale ungherese.


Nato nel 1952 a Londra da una famiglia ungherese, Sam Havadtoy rientrò in Ungheria nel 1956 e non gli fu più concesso di ritornare in Inghilterra. Nel 1971 emigrò illegalmente in Inghilterra attraverso la Jugoslavia e un anno dopo si stabilì negli Stati Uniti. Una biografia frastagliata, dunque, contribuisce allo sguardo che Havadtoy dedica al tema delle migrazioni e che questa sua mostra personale approfondisce attraverso la selezione di un gruppo di undici artisti del secolo scorso, tutti migranti, tutti diventati assai famosi: Mark Rothko, Andy Warhol, Alexej von Jawlensky, Max Ernst, Victor Vasarely, Piet Mondrian, Marc Chagall, László Moholy-Nagy, Max Beckmann, Pablo Picasso, Tamara de Lempicka.


Per ciascuno di questi artisti Havadtoy sceglie un loro quadro e ne ricrea due copie fedeli, ma alla propria maniera, con il suo stile inconfondibile: infiniti punti che non permettono di pensare a un punto finale. Delle due opere realizzate una si può vedere interamente, mentre davanti alla seconda Havadtoy colloca una quinta scorrevole, che i visitatori possono spostare, decidere di aprire o no, vedere o non vedere. “La cosa interessante – sottolinea l’artista – è che, se tu chiudi, pensi che il problema non ci sia più, che scompaia, quindi siamo noi a voler guardare in faccia la realtà, oppure far finta che non esista o, peggio, decidiamo di ignorarla”.


Le opere di Havadtoy presentano un’altra cifra espressiva molto particolare che risiede nell’utilizzo, del pizzo con cui alcuni popoli dell’Est coprono le salme prima di chiudere la bara, un modo gentile per affrontare un momento difficile in modo che, anche qui, si possa vedere o non vedere, intravedere.

Nella sua pratica artistica Havadtoy incolla frammenti di pizzo sulle sue tele; quindi, strato dopo strato li ricopre di colore, in modo che il gioco di vuoto e pieno che si crea, diventi l’elemento strutturale dell’immagine che ne risulta. Svelare e nascondere al contempo, Havadtoy è maestro indiscusso di simmetrie narrative come il parallelismo, il capovolgimento, l’equivoco.


Nella mostra Migrazioni culturali ad essere limitato è lo spazio della visione reso tale dall’utilizzo di cortine che innescano un’operazione concettuale che apparentemente evidenzia, ma in effetti cancella, perché esclude dallo sguardo l’insieme del dipinto.


L'inaugurazione della mostra, a cui l'artista sarà presente, si terrà presso la Fondazione Mudima, in via Alessandro Tadino 26 a Milano giovedì 7 marzo, alle ore 18:00. La mostra sarà poi aperta al pubblico dall'8 marzo al 9 aprile, dal lunedì al venerdì alle 11.00 - 13.00 / 14.00 - 17.30.


Di seguito i contatti della galleria:




Elisa Pezzotta

Divinazione Milano

Redazione Blog Rock Targato Italia

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