“Nella vita non bisogna mai rassegnarsi,
arrendersi alla mediocrità,
bensì uscire da quella zona grigia
in cui tutto è abitudine e rassegnazione passiva,
bisogna coltivare il coraggio di ribellarsi.”
R. Levi Montalcini
Essendo ritornati dopo la pausa estiva, non potevamo esimerci dal raccontarvi dei trend dell’estate in corso. Cercheremo di non addentrarci in disquisizioni su nuovi libri che, per quanto possano essere controversi, hanno avuto il merito di far leggere qualche decina di migliaia di italiani che non compravano un libro dalla fine della scuola dell’obbligo e nemmeno ci inoltreremo su una squisita discussione sui limiti della libertà di espressione. Sarebbe divertente? Certo ma il problema più importante nel nostro Paese (almeno nel nostro) sono gli orsi. Sì, proprio loro. Ladri di merende come Yoghi e Bubu, impermeabili ai richiami alle regole dei rangers e pericolosi socialmente. Molto pericolosi. Vorrete perdonare l’ironia. In effetti, a causa di uno sfortunato incidente, un ragazzo ha perso la vita ed è una tragedia. Ci stringiamo alla famiglia e agli amici della vittima, ovviamente.
Hegel scriveva che la dimensione degli animali è la natura e quella degli uomini è la Storia. La Storia del ripopolamento dei grandi carnivori sulle Alpi è facilmente sintetizzabile. Il primo capitolo racconta che il progetto nasce da un’encomiabile tensione nel salvare il salvabile recuperando (o tutelando, in altri casi) la biodiversità del nostro ambiente. Progetto che non nasce per una simpatia nei confronti dei grandi carnivori (lupi ed orsi) ma a vantaggio proprio di noi umani che non rinunciamo ad antropizzare le nostre bellissime Alpi e che, secondo i più illuminati studi, avremo un futuro più fosco senza di loro. Ora, sarebbe bello poter decidere quale “diversità biologica” ci è più simpatica o meno ma la natura ha la sua legge. Legge che abbiamo dileggiato, piegato e rifiutato con i risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Il secondo capitolo parla di soldi pubblici che dovevano essere usati per la gestione dei grandi carnivori. Gestione vuol dire: formazione delle popolazioni che vivono in montagna e della montagna, creazione dei ”corridori faunistici” (in Trentino abbiamo sia l’Adige come ostacolo alla migrazione di questi animali in altri territori regionali sia l’autostrada), i rimborsi delle predazioni (evitare i limiti del regime imposto dalla UE de minimis tramite assicurazioni private è possibile: la Lombardia l’ha fatto) e educare tutti a comportamenti rispettosi e sicuri nei confronti della fauna selvatica.
Se si vuole sfruttare l’ambiente, bisogna occuparsi di tenerlo in equilibrio. Un equilibrio che esiste da sé. Non si deve dare da mangiare alla fauna selvatica e, invece, al bambino si permette di imboccare il cerbiatto. Cerbiatto che avendo addosso l’odore di umano verrà abbandonato e condannato a morte certa. Vi evito i commenti filmati (da loro stessi …) di un luminare curioso e di un forestale che bestemmiando si sono messi a registrare un orso che beveva da un abbeveratoio, insultando il plantigrade. Due esempi virtuosi di come ci si comporta! Peccato che il forestale avrebbe dovuto far allontanare il cittadino e che mettere un abbeveratoio così vicino a zone antropizzate dovrebbe essere proibito e probabilmente lo è anche. Ma la montagna è diventata un po’ un parco giochi e un po’ l’esercizio di attività commerciali che, sempre meno hanno a che fare con una tradizionale e rispettosa economia rurale. E comunque, la possibilità di sfruttarla passa attraverso la salvaguardia della biodiversità, piaccia o no. La montagna è di tutti ma non è per tutti.
Terzo capitolo: in Trentino ci sono le elezioni. Un paio di orsi e di lupi si dovranno sacrificare perché qualcuno le possa vincere con finalità ed argomenti discutibili, salvo poi continuare nell’immobilismo come se nulla fosse successo fino alla prossima tornata.
Anche durante questa straordinaria estate abbiamo avuto code chilometriche in autostrada. Tornare dalle ferie di agosto (quelle stabilite nel Ventennio e che è l’unico retaggio fascista a cui nessuno vuole rinunciare di qualsiasi fede politica sia) è un’operazione che invalida qualunque vantaggio delle vacanze. In pratica, percorrere un’autostrada in agosto è vivere un girone infernale. Purtroppo andare in ferie in giugno in Italia è antisociale e sovversivo. Sulla Brennero forse però è colpa dei lupi e degli orsi. E’ certamente colpa di questi carnivori se un panino in Autogrill costa sette euro se prendi quello più economico. Ed è sempre colpa loro se in una stazione di servizio autostradale un litro di benzina costa come una bottiglia di Champagne millesimato.
Il nuovo corso dell’umanità è che tutti possono tutto. Dissertare di fauna selvatica a caso e deciderne il destino, mettersi in auto in agosto e avere tutto il diritto di tornare al lavoro più nevrotici di quando si è partiti ma, soprattutto, fare fortuna facendo quello che si è meno (o addirittura incapaci) di fare. Io sono un visionario sensibile e ho pianto quando l’inventore dell’autotune si è paragonato a Oppenheimer: pentito della sua propria invenzione per l’uso che ne è stato fatto.
Sul fisico è uscito un film di Nolan che racconta del suo “pentimento” per aver creato un’arma così devastante e dei suoi struggimenti dopo Hiroshima e Nagasaki. Così come il padre della bomba atomica anche il padre dell’autotune si è scoperto pieno di dubbi e di sensi di colpa. Andy Hildebrand, impressionato dall’utilizzo che ne fanno artisti o sedicenti tali, vorrebbe non averlo mai inventato.
Cosa dobbiamo fare? Io sono visionario sensibile e perdono tutti. Perdono i lupi e gli orsi perché esistono. Perdono quelli che non si sono mai (colpevolmente) occupati della gestione ora vorrebbero farne strage. Perdono quelli che con, responsabilità di governo, vivono nel cavalcare i disagi senza avere nessuna intenzione di risolverli e ci fanno (o vorrebbero) fortuna. Perdono anche Andy … purtroppo è figlio dei tempi, il fatto di poter pensare di fare tutto con aiuti più o meno grossi della tecnologia: se studi su Google sarai sicuramente un luminare in tutte le discipline. Non è così ingiusto, in un mondo dove si vogliono uccidere orsi e lupi perché interpretano bene loro stessi, che diventi ricco e famoso un cantante che non sa cantare, no?
Se proprio, dovessi dire chi faccio fatica a perdonare … dovrei dire che faccio a fatica a perdonare quelli che li ascoltano. Quelli che si crogiolano nel calderone dell’analfabetizzazione di massa. Anzi … quelli che proprio non riesco a perdonare sono quelli che si sono acriticamente adeguati. Quelli che riescono a ribellarsi solo per lo scontrino del ristorante in Salento in agosto.
di Paolo Pelizza
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