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LEONE MONTEDURO intervista. Chi sono i Finalisti di Rock Targato Italia 2025. Scopriamo

  • Immagine del redattore: Lola Manzalini_
    Lola Manzalini_
  • 23 ott
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 5 nov

Dalla redazione di Rock Targato Italia cerchiamo di far conoscere e capire i protagonisti delle Finali Nazionali di Rock Targato Italia 2025. Oggi vi presentiamo Leone Monteduro.

Le interviste sono a cura dello scrittore Roberto Bonfanti, nonché curatore della rubrica “Gli ascolti di..." , appuntamento mensile di suggerimenti e novità musicali.


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RB: Vieni dal mondo del teatro, della danza e delle arti visive. Quanto credi sia importante saper mischiare diversi linguaggi? E che valore aggiunto pensi possa dare il tuo background così vario al tuo percorso musicale?


Guarda, nella casa romana dei miei genitori, era presente un Erard di fine Ottocento, un piano forte verticale nero che i miei avevano comprato già prima che nascessi. Ho iniziato a suonare il piano fin da piccolissimo e prendevo lezioni da un bravo maestro di periferia. Verso i sedici anni smisi di suonare il repertorio classico e mi dedicai a comporre canzoni con poesie di mia sorella più grande. Ho ancora registrazioni di brani che poi ho rielaborato negli anni. Questo per dire che probabilmente la musica è stata la prima vocazione artistica che mi ha permesso di esprimere un mondo interiore che si muoveva in me. Ad un certo punto ho avvertito l’esigenza di sperimentare ancora perché ho sempre creduto che la musica, come ogni forma d’arte, non vive isolata: si specchia nei colori delle arti visive, si muove nel corpo della danza, respira il ritmo del teatro. Non è stato facile per me collocarmi nel panorama musicale tradizionale, soprattutto italiano. Quando l’arte non conosce confini né barriere disciplinari, si presenta come un dialogo continuo tra suoni, gesti, immagini e emozioni. Le forme si incontrano, si contaminano e si arricchiscono reciprocamente. Prende vita un linguaggio universale capace di oltrepassare le parole e di unire le diverse dimensioni della sensibilità umana. Il suono diventa gesto, il gesto si fa immagine, l’immagine si trasforma in emozione.


RB: La tua è una proposta decisamente raffinata e particolare. Come ti vedi collocato all'interno dell'attuale scena musicale italiana?


Per fortuna ho degli ottimi riferimenti, dei bravi maestri che hanno segnato delle tappe fondamentali nel panorama musicale italiano e non. Dai chansonniers francesi come Jacques Brele Léo Ferré, al cantautorato italiano di Tenco, De André e Lauzi. Tutti artisti che hanno saputo dare voce alla malinconia con grande intensità e poesia.Ecco mi colloco laddove la musica e la parola sono un’estensione del pensiero, un respiro emotivo. Non punto a sonorità immediatamente commerciali ma cerco di creare atmosfere sincere, raccontare emozioni, guardare oltre perché credo che l’arte debba durare, non semplicemente piacere. E anche nella scrittura non seguo per forza strutture tradizionali: lascio che ogni brano trovi la sua forma naturale, seguendo il ritmo delle parole e l’emozione che voglio raccontare.


RB: Nel corso degli anni hai vissuto diverse esperienze in ambito discografico e musicale. Ora quali credi saranno i prossimi passi del tuo cammino?


Il mio primo gruppo musicale strutturato sono stati i Misterolesi, con cui nel 2015 abbiamo pubblicato Sabrè, un progetto dalle sonorità molto particolari, ispirate in parte al mondo di Woodkid, soprattutto per quanto riguarda gli arrangiamenti e l’impatto orchestrale. Successivamente è nato LEONE, il progetto che porta il mio nome, e nel 2018 è uscito Cuor di leone, un disco intenso, ritmato, con un sound più vicino al mood indie italiano, ma sempre attento alla profondità dei testi. Nel 2024 è arrivatoHai vinto tu, un lavoro più intimo e dilatato, dove voce e pianoforte diventano protagonisti assoluti. I testi assumono un significato più legato al nostro tempo, alle tensioni sociali e al senso di precarietà che ci circonda, in un periodo segnato da conflitti e incertezze. Guardando al futuro, mi piacerebbe approfondire il rapporto tra musica e immagini, collaborando con il cinema o con progetti audiovisivi. Ho già avuto alcune esperienze con registi per colonne sonore di documentarie mi piacerebbe che questa dimensione si ampliasse, perché credo molto nella forza evocativa del suono quando si intreccia alla narrazione visiva.Il pianoforte resta comunque il mio strumento principale, il punto di partenza di ogni composizione — e in questo senso mi sento vicino a certe atmosfere di artisti come Federico Albanese, capaci di unire delicatezza, intensità e visione cinematica.


RB: Cosa ti ha portato a partecipare a Rock Targato Italia? E cosa ti aspetti da quest'esperienza?


La mia è stata una piccola scommessa. Probabilmente il contest è pensato principalmente per gruppi e musicisti rock (anche il nome del concorso lo lascia intendere) ma ho voluto provarci comunque. Ho pensato cheSassi nel lago potesse incuriosire per la sua scrittura particolare e per la tematica così attuale. Forse è stato colto proprio quel “rock” simbolico, quella pietra che si scaglia nel silenzio di un panorama musicale che, ogni tanto, ha bisogno anche di fermarsi a riflettere. Da questa esperienza mi aspetto, prima di tutto, di fare un bel live, di divertirmi e di riuscire a regalare emozioni. Credo che, al di là di tutto, sia questo il senso più autentico della musica:condividere qualcosa di vero, che possa arrivare e lasciare una traccia.


RB: Noi invece cosa dobbiamo aspettarci dalla tua esibizione alle finali del concorso?

Come, chi non è più un ragazzino, possa ancora continuare a credere nel futuro e a denunciare attraverso la bellezza. La musica è il mio sasso nel lago.


Mentre le finali di novembre si avvicinano vi invitiamo ad andare sul canale YouTube di Rock Targato Italia, guardare il videoclip del brano in gara "Sassi nel Lago" e mettere mi piace se vi è piaciuto, per aiutare Leone Monteduro a vincere il premio Città di Milano!



La redazione di Rock Targato Italia

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