Al TEATRO FILODRAMMATICI DI MILANO DAL 20 AL 25 MAGGIO 2025 ARRUSI
- francjfaretta
- 12 mag
- Tempo di lettura: 3 min
ATIR ospite al Filodrammatici con il nuovo spettacolo ARRUSI, che riflette su una discriminazione che ha attraversato le epoche, quella dei diritti omosessuali negati.
Il testo è di Gabriele Scotti, in scena Marika Pensa, Simone Tudda, Sandra Zoccolan, diretti da Omar Nedjari. Il cast è disponibile per interviste.
Prima di debuttare a Milano lo spettacolo sarà venerdì 16 maggio, alle 21, al Piccolo Teatro della Martesana a Cassina De Pecchi.

Al Teatro Filodrammatici dal 20 al 25 maggio ARRUSI ci racconta di tre vicende realmente accadute che, apparentemente lontane nello spazio e nel tempo, hanno molto in comune. Oltre ad essere poco conosciute, quello che davvero accomuna le tre vicende è la stessa base discriminatoria, trasversale ai luoghi e alle epoche.
Arrusi è uno spettacolo che riflette su una discriminazione che ha attraversato le epoche, quella dei diritti omosessuali negati. Facendo tesoro di testimonianze e documenti - lettere, giornali, rapporti - Arrusi è l’avvincente, epico racconto di pagine di storia dimenticate o poco raccontate in cui si mescolano diversità, lotta per la libertà e Grande Storia.
Tre vicende realmente accadute ispirano le storie che si intrecciano in questo spettacolo, quelle di Francesco, Amparo e Aurelia. Tre storie da inizio Novecento ad oggi di diritti negati, di ingiustizie subite. Pur lontane nel tempo, corrono parallele e in qualche modo si toccano, in un gioco di rimandi e coincidenze.
Quella poco raccontata, se non addirittura ignorata, degli uomini che durante il Fascismo venivano arrestati con l’accusa di essere omosessuali, di essere Arrusi, per poi essere confinati in isole di detenzione in nome della purezza della razza e del costume. A Catania nel 1939 il questore Molina ordina retate di uomini e ragazzi della città, li incarcera, li sottopone a interrogatorio, li condanna al confino e li spedisce alle isole Tremiti, dove sconteranno una pena di cinque anni, lontano da tutto.
C’è poi una storia che conosciamo poco, perché non è una nostra storia: quella degli omosessuali che, sotto il Franchismo in Spagna, vengono sottoposti a rieducazione forzata come da legge di Pericolosità Sociale del 1970, secondo la quale l’omosessualità deve essere curata in centri dedicati, tutti all’interno di specifiche carceri, come quelli di Carabanchel a Madrid o di Badajoz in Estremadura.
Ci sono infine le storie di oggi, che una conclusione non l’hanno ancora avuta, come quella della procura di Padova che, nella primavera del 2023, ha impugnato gli atti di nascita di 33 bambini nati da coppie omogenitoriali composte da due madri.
«La forte impressione, in questo momento storico, - commenta il regista Omar Nedjari - è quella di oscillare fra due opposte condizioni: da una parte l’idea di vivere in una delle epoche più libere della storia dell’umanità, dove ognuno può finalmente esprimere sé stesso senza temere di essere punito, quantomeno dallo stato democratico, dall’altra l’inquietante consapevolezza che diritti acquisiti da chi ci ha preceduto e ha lottato per ottenerli possano di colpo essere cancellati.

Le tre storie che compongono Arrusi, muovendosi su tre diversi piani temporali, ci ricordano come la conquista di un diritto sia dura e faticosa e la sua possibile perdita rapida e terribile.
In scena tre personaggi semplici che si sono trovati a fare i conti con la Storia, chi subendo le scelte di governi che hanno deciso di negare il diritto alla loro minoranza, come Francesco e Aurelia, chi invece appoggiando quelle scelte e credendo che fossero la soluzione giusta, come Amparo. Le loro storie si intrecciano sulla scena in un fluire dinamico e incalzante, fatto di rimandi e continue trasformazioni. L’interpretazione dei tre attori evoca madri, figli, gente del popolo, carcerieri e aguzzini, dando voce al dramma così come al sorriso che pur sempre, tenace, si annida in ogni tragedia. La cornice sonora di grande impatto emotivo, nata in prova ad opera della musicista Giulia Bertasi assieme alla voce di Marika Pensa, è un gioco di contaminazioni fra canzoni passate ri-arrangiate in chiave contemporanea e musiche originali. Lo spazio creato da Maria Spazzi condensa, in un luogo concreto e astratto allo stesso tempo, gli elementi simbolici delle tre storie, mostrando come il passato e il presente si riguardino più di quanto a volte ci appare. Per uno spettacolo che intende fare memoria, avvincere, commuovere.»
BACAN4D LOGIN DISINI LINK ALTERNATIF